Liberata e Faustina, nacquero nei primi decenni del VI secolo a Rocca d’Olgisio da un gerto Giovannato, padrone di un fortilizio di particolare importanza strategica, posto sui monti della Val Tidone. Le due, figlie di un padre potente e ricco, restarono prive di madre poco dopo la loro nascita, e della loro educazione si interessò un religioso di nome Marcello.
Uniche eredi del casato, il loro destino era il matrimonio, che avrebbe aggiunto altri rami di prestigio all’albero genealogico.
Liberata e Faustina, invece, erano tormentate nel loro animo da ansie religiose, accese dalla vicinanza del precettore Marcello; e proprio lui, e con la compagnia di una fedele governante, le due giovani donne organizzarono la fuga, rifugiandosi a Como.
Perché proprio a Como?
Come affermò don Franco Molinari, studioso delle due sante:
“Non sembri questo un elemento romanzesco. Come, meno di due secoli prima Sant’Ambrogio aveva scritto a elogio di San Savino, anche le vergini piacentine “de longe veniunt”, vennero cioè da lontano perché capaci di affrontare lunghi viaggi per celebrare il loro casto matrimonio con Dio.”
A Como le due sorelle furono anche protagoniste di un eccezionale episodio prodigioso: un nobile della città, per soddisfare i suoi demoniaci istinti, aveva crocifisso la moglie. Quando ormai essa era vicina alla morte, intervenne Liberata che la salvò risanando le sue gravi ferite. Lo stesso padre Giovannato, all’inizio contrario alla vocazione delle figlie, ebbe poi per loro segni di paterna comprensione, fino a destinare alle medesime gran parte delle sue ricchezze, che permisero la costruzione di un monastero, con annesso oratorio dedicato a San Giovanni Battista, destinato a ospitare numerose giovani attratte dalla fede delle piacentine.Il monastero ebbe vita lunghissima, fino al 1798. Avuto il velo dal vescovo Agrippino, Liberata e Faustina adottarono le regole Benedettine, allora ai primi passi. A Como Santa Liberata è veneratissima. Le due sorelle fondarono uno dei primi orfanatrofi ed è per questo che Liberata viene spesso raffigurata circondata da bambini. Altri invece sostengono che l’ iconografia risale al culto della Mater Matuta di Capua o di altre divinità pagane femminili.
Qualcuno mette in dubbio che l’immagine raffigurata in San Bassiano sia quella di Santa Valeria (infatti indossa abiti non da monaca benedettina ma più “nobili”). Valeria infatti era la madre dei Santi Protasio e Gervasio che sarebbero raffigurati con lei e sono aureolati. Per la devozione popolare locale invece l’immaginerappresenta Santa Liberata (o Santa Delibera come viene definita il gergo dialettale) e viene invocata in soccorso delle partorienti e dei malati terminali.