L’ Abate Cesare Vignati diceva di Laus :
“Così cadde per non più risorgere dalle sue rovine Laude Pompeja, città che fu delle più antiche ed illustri di Lombardia, la cui origine risale alle epoche prime di questa bella parte d’ Italia; abbastanza grande e considerevole né tempi romani, e da quei dominatori del mondo tenuta per municipio; dappoi ebbe sempre esistenza sua propria; illustre e pari in dignità ai più antichi municipi lombardi. Tal onore a Lei rispettarono i nemici; ci voleva che in secoli più civili, gli amici ci togliessero quello che i nostri antenati, con estremi servizj, hanno sempre voluto conservare. Ebbe forti mura ricinte, di profonda fossa, sormontate di merli d’ un sol pezzo di pietra, qua e la rinforzata da torri.”
E poi ancora parlava delle sue chiese
“Le sue porte di San Naborre e Felice, di San Sepolcro, la Milanese, la Monzasca, la Pavese, la Piacentina, mettevano a sei borghi dello stesso nome, ad eccezione di quello di Porta Monzasca che era detto Borgo Carrea. Aveva la Cattedrale dedicata alla Madre di Dio, e chiamavasi anche Ecclesia Major, o Mater o Caput Episcopatus. Il Vescovo vi abitava vicino in palatio con lobia (loggia o porticato) et Caminata Majore et Minore et Cum Braida (campo aperto); presso il Vescovato sorgeva il Palazzo della Ragione dinanzi al Brolium (orto con verdura) pro pubblico arengo (luogo dove si teneva l’ assemblea del popolo). V’ erano altre chiese, quella di San Lorenzo con prevosto e canonici, di San Michele, con prevosto, della Santissima Trinità do San Sepolcro, di San Silvestro, di San Giovanni, di San Pietro, di San Paolo, San Geminiano, San Vito, San Leonardo, Santa Agnese, San Marco, San Naborre e Felice, quella di San Bassiano nel Borgo Piacentino e di Santa Maria in Carrea. Monasteri erano presso le chiese di San Pietro, di San Marco, di San Giovanni e San Lorenzo. Le pubbliche scuole pei poveri e per gli ignoranti.”
(La porta si trova ora nella portineria del Museo Civico di Lodi)